Chi sono

Sound Engineer & Designer | Audio Manager |
Filmmaker | Photographer

“Chi sono”…sezione non semplice da affrontare, quella che mi ha fatto sempre più paura.

“Chi sono”…se intendessimo da un punto di vista psicologico, potrei scrivere, come tutti, per ore, ma fortunatamente non siamo qui per questo.

“Chi sono”…sound engineer e sound designer (ora anche audio manager), filmmaker, fotografa. Troppe cose? Può essere, ma ho sempre cercato di trasformare le mie passioni in lavoro e ho sempre avuto tante passioni.

Allora, riavvolgiamo il nastro e vediamo come sono arrivata qui.

Si può fare iniziare tutto a 15 anni, su una nave diretta verso la Sardegna, per una vacanza che non ho nessuna voglia di fare. Mi sto annoiando e mio padre mi piazza in mano la sua Nikkormat FT2 e mi insegna a usarla. Lui non lo sa (e io nemmeno), ma ha appena rivoluzionato la mia esistenza, mi ha appena regalato la passione più grande della mia vita: la fotografia.

Saltiamo avanti di 4 anni: voglio ancora fare la fotografa, ma i miei genitori hanno preteso che mi iscrivessi all’università. Sto vivacchiando a Lettere, gli studi tradizionali non fanno per me e decido di mollare. A quel punto, mio padre (complice silenzioso) trova per me l’Università dell’Immagine e cambia la mia vita per la seconda volta.

L’Università dell’Immagine era stata fondata da Fabrizio Ferri e offriva un programma sperimentale concentrato sui cinque sensi applicati a varie professioni. I due anni che trascorro lì mi aprono la mente e mi insegnano a vedere e sentire le cose a 360°.

Ma, forse perché troppo giovane, forse perché ho ricevuto troppi input, forse perché ho perso il mio faro, sta di fatto che, terminati quei due anni, ho un blocco totale: non riesco più a fotografare.

Fortunatamente è nata un’altra passione: il suono. E su quello mi butto. Scrivo, con l’aiuto di un’amica, una lettera di presentazione che cerca di distinguersi (non ho esperienze lavorative e ho frequentato un corso di studi atipico, devo buttarla sulla simpatia!), la spedisco a tutti gli studi possibili e immaginabili di Milano e la Jinglebell Communication mi risponde.

Nasce il mio primo amore e la nostra storia, con qualche pausa, dura per 4 anni. Quattro anni, durante i quali, non sono fedele: il mondo dell’audio non viaggia in acque meravigliose e io non riesco a mantenermi, trovo nel video un amante.

Seguo un corso di montaggio e da lì inizio a lavorare anche in quel settore.

Lavoro come montatrice freelance e fondo, con altre due persone, Au5, un gruppo creativo con cui, fino al 2011, realizzo documentari, video sperimentali e cortometraggi.

Nel frattempo, ricevo una mail da Fono Video Sync, uno studio audio che punto da anni, fra i pochissimi a Milano a curare anche l’audio per film italiani. Rispondo, ci incontriamo, ci piacciamo, restiamo legati per 6 anni.

Ci lasciamo, ma restiamo grandi amici.

È la fine del 2012 e torno freelance. Ne approfitto per realizzare i documentari “A Life in Chains” con Manuel Marano e “Racconto d’Inverno” con Michele Paladin e Paolo Castrini, per frequentare il laboratorio “Il Cinema nel Reale” con direttore artistico Andrea Segre, durante il quale realizziamo il documentario “Ex/Out” e per riallacciare i rapporti col mio primo amore, la Jinglebell Communication.

All’inizio, ci studiamo un po’ e manteniamo una relazione aperta (le minestre riscaldate, si sa, spesso non sono una buona idea), ma, dal 2017, siamo nuovamente legati a tempo pieno e io sono diventata la loro audio manager per la localizzazione di videogiochi. Solo ogni tanto, mi prestano alla SAE dove tengo delle lezioni come docente esterna.

E la fotografia?

Alcuni anni dopo aver terminato l’Università dell’Immagine, superai il blocco e ripresi in mano la macchina fotografica. Non è mai diventata una professione, ma è ancora oggi la mia più grande passione. Nel corso degli anni ho realizzato vari reportage e tenuto varie mostre.

Ancora oggi, quando sono dietro l’obiettivo e guardo nel mirino, esistiamo solo io e quello che sto inquadrando, un gran senso di pace mi pervade e una parte di me è nuovamente la ragazzina di 15 anni a cui il padre sta insegnando a fotografare.

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